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The (Un)changing Art: Intervista a Federico Sordi del Philobiblon Urban Project

Nato a settembre 2017, il Philobiblon – Urban Project rappresenta un’iniziativa importante per la città di Roma. La collaborazione tra Filippo Rotundo, titolare della Philobiblon, e Federico Sordi, nome noto ormai da qualche anno all’interno del mondo della Street Art, ha reso possibile la celebrazione di questo fenomeno artistico su di una più ampia scala, arrivando a coinvolgere volti già conosciuti del movimento.

Come Alice Pasquini, una delle punte di diamante nell’attuale panorama italiano e internazionale.

Attualmente infatti la Philobiblon Gallery ospita The Unchanging World, mostra personale dell’artista romana che ha inaugurato il 19 gennaio sotto la curatela di Matteo Ghirighini, direttore di Philobiblon Gallery, e Federico Sordi.

Proprio quest’ultimo ha raccontato nel corso dell’intervista l’incontro con il signor Rotundo, che ha reso possibile la realizzazione dell’intero progetto creando un avveniristico accordo tra l’universo Philobiblon – libreria antiquaria, casa d’aste e galleria d’arte con sede a Roma, Milano, Londra e New York – e quello della Street Art. Dopo il successo di Decades, la loro collaborazione ha permesso l’allestimento della personale di Alice Pasquini che, attraverso un lavoro all’altezza della sua fama internazionale, ha celebrato il recondito Io infantile sito in ciascuno di noi con tagliente nitidezza.

La decisione di muovere la Street Art dentro all’ambiente della galleria potrebbe sembrare un controsenso, oppure una forzatura. La scelta del Philobliblon Urban Project si può quindi dire sia stato un azzardo in questo senso. Tu cosa ne pensi?

Il passaggio della Street Art all’interno delle gallerie secondo me non era che una questione di tempo, data l’acquisizione di consapevolezza sviluppatasi nel corso degli anni da parte del fruitore di questa forma artistica. È un processo naturale che vede a partire da una piccola nicchia formata dai primi collezionisti lo sdoganamento della Street Art, attraverso canali altri rispetto a quello unilaterale del supporto murale. Comunque, questi due mezzi si mantengono ancora permeabili l’uno rispetto all’altro

Per quanto concerne The Unchanging World, il luogo che è stato scelto per allestire la mostra di Alice è perfetto per valorizzare il suo attuale operato artistico, ed il messaggio che attraverso esso voleva veicolare. Questo spazio, infatti, prima che una galleria ricorda una vera e propria abitazione e ben si è prestato alla volontà spontanea di portare una casa (si riferisce a Casa Delle Bambole Abbandonata, NdR) all’interno di una casa contenente una stanza al piano inferiore predisposta appositamente per l’installazione di una vera e propria camera da letto.

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Courtesy of the curator

Forse all’interno dell’ottica di mercato, però, così facendo perde la sua natura dissidente.

 Si parla di produzioni diverse. Uno street artist quando si esprime in strada lo fa con una modalità, dopodiché può anche sentire l’esigenza di sperimentare altre vie, riportando su supporti quello che abitualmente fa sui muri. C’è chi, invece, nella vita intraprende scelte etiche di autoesclusione rispetto al mercato e di non voler commercializzare la sua arte, scelta sua e rispettabilissima.

Parlando del Philobiblon Urban Project, con che motivazioni ed intenti è stato pensato il progetto?

Il Philobiblon Urban Project nasce dalla mia volontà di dare risalto agli artisti presenti sul territorio cittadino. Quando allestimmo Decades, la prima mostra organizzata ad ottobre all’ Ex caserma di via Guido Reni, vennero scelti 5 street artist che meglio giudicavo potessero esprimere il disegno che avevo in mente. Il feedback che abbiamo avuto in seguito a questa prima esperienza fu estremamente positivo, tanto da parte degli attori coinvolti quanto in termini di pubblico. I murales realizzati per l’occasione, inoltre, sono stati poi mantenuti come parte del layout anche per la successiva esposizione, Scientopolis.

Si può dire che la passione e la voglia di realizzare qualcosa di incisivo siano stati i propulsori che hanno reso possibile la realizzazione di questo primo passo. L’idea che ci tenevo a trasmettere era relativa al sentimento di nostalgia che tutti proviamo rispetto al passato: essendo nato nel 1980, sono molto legato alle tendenze artistiche di quella decade, affezione che cresce in concomitanza con il passare del tempo.

Qual è la sua forza a tuo parere?

 Secondo me è la scelta degli artisti, avendo investito su professionisti che pensiamo abbiano qualcosa di significativo da comunicare e che, ovunque si esprimano, sono riconoscibili. Inoltre, l’attenzione posta al concept delle mostre allestite ci dà ulteriore credibilità professionale; il grande sostegno dato al progetto da parte di Filippo Rotundo ha infine garantito un’estrema cura dei dettagli ed un grande supporto nei confronti degli artisti che hanno collaborato con noi.

Cosa vorresti più di tutto comunicare con questa iniziativa?

Io vorrei che, attraverso le opere di strada, anche chi non si intende d’arte fosse spinto a visitare quelle mostre cui lo street artist si è ispirato per la creazione dei suoi pezzi. Ad esempio, posso citare Gomez che è stato influenzato dalla pittura caravaggesca. Anche chi non ha un background da storico dell’arte sarebbe molto bello si appassionasse, attraverso questo artista apparentemente così lontano da Caravaggio e dalla sua opera, cogliendone il legame artistico.

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Courtesy of the curator

Parliamo adesso più nello specifico di The Unchanging World, attualmente allestita alla Philobiblon Gallery fino al 17 febbraio. Un’ ulteriore sfida, come dicevamo prima; quali criticità e quali soddisfazioni hai tratto da quest’esperienza?

 Criticità non ce ne sono state. Alice Pasquini è una grandissima artista, altamente professionale. La grande soddisfazione che ne ho ricavato è stata che l’esito finale, a livello di allestimento, è risultato essere esattamente quello che ci eravamo prefissati di raggiungere quando è iniziato tutto 5 mesi fa, ossia la resa puntuale del calore di una casa una volta entrati in galleria.

È stato un lavoro dedito all’attenzione nei dettagli, anche il più infinitesimale: le cornici delle opere all’ingresso che richiamano i mobili presenti nello spazio, ad esempio, oppure il motivo della scaletta all’interno di Casa Della Bambole Abbandonata che ripropone fedelmente il motivo delle scale vere del locale.

 Alice Pasquini si è ispirata per questo lavoro alle teorie del celebre pediatra e psicoanalista Donald Winnicott, soffermandosi sul passaggio transizionale dall’infanzia all’età della consapevolezza. Attraverso le sue opere, il fruitore si raffronta dunque con quello che era il suo Sé bambino alla luce dell’attuale condizione di maturità.

 L’ottica è di affermazione di noi stessi: quando si è bambini si gettano alcune basi, poi crescendo ed esperendo si è naturalmente portati a maturare ma quella parte infantile permane dentro di te. Senza spegnersi né morire il nostro Io bambino rimane dimenticato nell’inconscio, impolverandosi magari con lo scorrere del tempo, così come degradata appare la casa immaginata dall’artista. Basta però aprirne la porta per ritrovarlo, e ritrovarsi, ancora là.

Però la lettura data di questo stato è di decadimento, e di rovina. Il messaggio che passa non parrebbe di un’infanzia non traumatica perché comunque le opere trasmettono anche un sentimento di inquietudine.

 Perché non lo rimembri più. Si può però sempre ripulire, e portare a nuova vita. Ciò che vuole essere rappresentato è il passare del tempo, reificato attraverso un’abitazione in stato di abbandono. Luogo che però è sempre dentro di noi, come dicevo, e che osservato dall’esterno riporta alla luce dall’inconscio emozioni che si pensava fossero troppo ben sepolte per riemergere.

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Courtesy of the curator

Che rapporto interviene adesso tra la signorina Pasquini e la Philobiblon Gallery?

 È stata formalizzata la collaborazione attraverso un contratto riguardante la sua personale. Non è un’artista attualmente rappresentata dalla galleria.

Le sue opere quanto sono quotate sul mercato?

Tra i 400 e 18.000 euro.

Per concludere, un aneddoto inerente al vostro progetto che vuoi condividere.

 Ricordo che, in occasione di DecadesLucamaleonte aveva fatto un lavoro raffigurante una musicassetta gigante con su scritto “Ottanta mixtape”. Alcuni bambini, ivi trovatesi in gita scolastica, non riconoscendo l’oggetto incominciarono ad informarsi su cosa fosse. È stato molto bello in quanto la musicassetta è uno strumento che per i miei coetanei è ancora ben presente e caro nella memoria e ho capito di essere riuscito a tener fede al messaggio celebrativo che mi sarebbe piaciuto passasse.